E’ da ieri che volevo scrivere questo articolo, poi questa mattina mi sono detta “ma chi sei tu Ivanka per parlare di questo argomento così vasto e anche più grande di te?”, ma oggi ricevo una mail da il mio maestro, in merito proprio all’argomento sulla quale volevo scrivere, e allora ho cambiato idea e mi sono detta “scrivi”.
Cosa che per altro dovrei fare di più, ma che spesso non faccio per paura del giudizio, delle critiche, e alla fine ho capito che poco importa tutto ciò, perché chi intraprende un cammino yogico, la paura la deve trasmutare in coraggio e le critiche ed i giudizi devono sfondare quel duro muro che è il nostro Ego.
In questi mesi mi sono trovata ad avere una grande crisi identificativa a livello spirituale, sono sempre stata una ricercatrice, già da piccola, iniziando dalla chiesa, Osho, e quando avevo 5 anni sull’altalena parlavo con Dio, ma mai come in questo momento mi sono dovuta rendere conto di quanto tutta questa ricerca doveva arrivare alla chiarezza limpida e delineata di una sola strada e con una propria identità.
Forse questa “crisi” spirituale non è nata solo dalla mia eccessiva ricerca, ma è nata a fin che io ritrovassi la retta via in questo sentiero tortuoso che si chiama vita spirituale e che per alcuni, tipo me, si chiama Yoga.
Ho iniziato a praticare yoga che avevo 16 anni, con i miei alti e bassi, e insegno oramai da 7, anche qui con miei alti ed i miei bassi.
L’anno scorso ero cosi disgustata da tutto quello a cui veniva data la parola Yoga che volevo quasi cambiare nome al mio corso, perché come spesso accade, anche in questo caso, l’ego fa perdere la direzione, a noi come insegnanti, e al mondo, su che cosa sia lo yoga veramente.
Certamente non ho la presunzione di scrivere io cosa sia lo Yoga, perché in questo sentiero mi sono persa centomila volte e forse mi perderò ancora, e poi perché ognuno lo deve un po’ trovare da se, affidandosi.
La prima volta che sono finita in Himalaya a fare un corso di 200 ore per insegnanti, non ci crederai, ma è successo per caso, accompagnavo un mio ex che faceva il personal trainer.
Allora mi occupavo di bellezza fisica, gestivo dei centri benessere e pensavo che qualche informazione più dettagliata su questa disciplina poteva solo arricchire il mio curriculum.
La cosa che più mi fece innamorare, non del personal trainer, ma dello yoga, erano le antiche scritture, i testi dalla quale lo Yoga arriva, come i Sutra di Patanjali, la Bhagava Gita. Sembrava che in quell’antica saggezza c’erano le risposte che da sempre cercavo.
Da allora non lo mai più lasciato, non per la flessibilità che ha dato al mio il corpo, ma perché sentivo che stava nutrendo il mio cuore e la mia anima.
Il cammino spirituale non è cosa semplice, anzi, in questi anni ci sono state sfide, intoppi, incontri con falsi maestri, che niente altro erano che la falsità che c’era dentro me, di non voler capire che Yoga significa arrendersi al piano Divino.
Non vuol dire essere passivi, tutt’altro, vuol dire essere co-creatori di una realtà materiale che si manifesta grazie alla tua intenzione e quella dell’Universo, che se vuoi puoi anche chiamare Dio.
Soffrire, significa continuare a remare contro a quel piano, continuare a credere che tutto o niente dipenda da noi.
Yoga significa Unione, unione del piccolo Sé con il grande Sé, puoi anche essere ateo, ma se inizi a praticare Yoga con una certa serietà capirai che oltre all’apparenza fisica, alla percezione dei 5 sensi, esiste una realtà illimitata, fatta di abbondanza, amore, gioia e beatitudine, che solo attraverso la tua approvazione, il tuo libero arbitro e apertura, può manifestarsi e co-creare con te una vita piena, non di cose, ma di presenza.
Questo è lo Yoga per me, essere fedeli ed il linea con il proprio Sé, non con l’Ego, essere guidati dall’Anima.
Alle volte è faticoso questo percorso, perché il muro dell’identificazione con la materia è duro da abbattere, ma ho capito una cosa, che se sei guidato da un Maestro vero, niente ti può far paura e nulla è così difficile da non poter essere raggiunto.
Con Amore