Eccoci alla seconda parte del nostro viaggio in Vishuddha, che come abbiamo visto rappresente molte cose per noi,
tra cui calma, pace, purificazione e sopratttutto verità.
A questo punto del viaggio è come se i nostri amici Chakra, per salire ai piani superiori, ci chiedessero pulizia, purificazione verità, coerenza con il nostro Se piu profondo.Quando Gesu’ affermo’
“E’ piu’ facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco per la porta dei cieli”
Non intendeva dire che se siamo benestanti non entreremo nelle porte del paradiso,
perchè le porte del paradiso sono proprio i nostri Chakra.
Vishuddha è come se fosse il cancello verso il regno dei cieli, e se come gli avidi non siamo capaci di lasciare quello che è superfluo, quello che non è vero per noi non riusciremo ad entrare.
Vishuddha è abbinato all’elemento Etere, il suo pianeta è Mercurio, il suo metallo il mercurio, le pietre consigliate per lavorare con Vishuddha sono acqua marina, celestite, turchese, agata blu, calcedonio azzurro, labradorite, opale azzurro, amazzonite.
Cantare aumenta la nostra connessione con questo nostro quinto amico.
Piu’ saliamo e piu’ questi nostri alleati diventano sottili, anche nella comprensione, quindi non ti preoccupare se non capisci, d’altra parte devi farne l’esperienza e non mentalizzarli.
L’etere rappresenta anche la nostra totale espansione, la nostra creatività, la manifestazone nello spazio di cio’ che siamo vereamente.
Negli otto passi di Patanjali (ti suggerisco per questo di scaricare la dispensa che trovi nella Home del sito), Vishuddha rapresenta Pratyahara, ossia il ritiro dei 5 sensi.
In questo step della pratica non siamo piu’ coinvolti con il mondo fuori, ma ritiriamo le nostre energie dentro,
per contemplare i nostri cieli interiori.
Ti faccio ancora qualche domanda alla quale ti devi rispondere da solo, sempre senza giudizio e con assoluta sincerità:

– Sono una persona tendenzialmente calma? 
– Vivo con una certa e continua agitazione interiore?
– Coltivo spesso momenti di silenzio interiore?
– Mi è facile contemplare?
– Che rapporto ho con il silenzio?

In questo due settimane ti consiglio di praticare il silenzio sia vocale che uditivo, inizia con un ora al giorno in cui rimani in silenzio, non parli, non ascolti niente e nessuno, non leggi e non scrivi, semplicemente rimani…
Vedi cosa succede, con il tempo puoi anche aumentare da un ora a due, ci sono dei ritiri in cui si pratica il silenzio anche per dieci giorni, quindi non hai limite.

Bene, spero che anche questo post sia stato per te frutto d’ispirazione e autoanalisi,
perchè lo Yoga è questo: conoscersi, accettarsi, amarsi per evolvere nella gioia.

Ci vediamo in classe!
Hari Om Tat Sat

Ivanka Radhika