L’essere umano ha cosi paura di soffrire… Giustamente, ma ho riflettuto su questo…
Questa terza settimana ad Ubud mi ha portato a fare delle pratiche intense, che mi hanno a sciogliere e a vedere in faccia nodi, emozioni, lati ombra che vivono ancora in me.
Sono uscite lacrime, urla, rabbia, tristezza e poi tanto riso.
In questa metamorfosi profonda che mi sta accompagnando in questo ultimo anno mi è apparso un concetto molto chiaro: non ci può essere miglioramento ed evoluzione senza sofferenza.
Questo non vuol dire che dobbiamo penare tutta la vita, ma che quando si arriva ad un processo catartico uno sforzo con un certo dolore bisogna essere in grado di sopportarlo.
Pensiamo a quando una donna partorisce un figlio: non soffre forse?
Non ci ricordiamo più’, ma anche noi per nascere abbiamo sofferto…
Uscire da quel bel calduccio, sicuro e confortevole per entrare nella vita soli.
Quando pratichiamo qualsiasi disciplina fisica e vogliamo migliorarci un po’ dobbiamo soffrire, fa parte della crescita che sia interiore, fisica o mentale. In realtà quando c’è dolore la memoria rimane più’ accesa, gli eventi traumatici ci insegnano molto di più’ di quelli piacevoli, ma bisogna sapere anche anche come gestire il dolore perché c’è modo modo.
Ci sono persone che dopo o durante un momento difficile si chiudono completamente, mettono corazze per la paura di soffrire ancora, ma dietro ad ogni esperienza difficile, traumatica e alle volte agonizzante si nasconde una grande lezione, non dobbiamo fare come gli struzzi e mettere la testa sotto terra, qui c’è la differenza tra un adulto ed un bambino.
Il bambino davanti al dolore scappa, piange, da a colpa a qualcun altro, mentre se siamo diventati adulti veri dobbiamo guadare in faccia quell’emozione, ed ascoltarla come se fosse un importante insegnante per noi, e dirle:
“Bene, cosa devo imparare’?”

Dobbiamo saper sviscerarci da soli, perché niente veramente viene da fuori: tutto quello che accade dentro di noi, anche se apparentemente ci sembra qualcosa creato da un evento esterno, in realtà è solo un risveglio, ed uno specchio di qualcosa che già vive dentro di noi.
Non bisogna avere paura di guardarci dentro, ma bisogna entrare in quell’ombra, in quel dolore, in quelle pene per capire che sono parte di noi, e solo noi possiamo trasformarle attraverso l’amore per noi stessi, in conoscenza, compassione, saggezza, esperienza e abbondanza, proprio come alchimisti di noi stessi: trasformare il piombo in oro!

Dentro di noi vivono gioia, beatitudine, amore infinito ma la strada per arrivare ad essi può essere tortuosa e nessuno può’ percorrerla al posto nostro.
Bisogna armarsi di elmetti, spade e coraggio per attraversare quella giungla interiore che siamo.
Bisogna saper morire per Rinascere
Perdersi per Ritrovarsi
Odiarsi per Amarsi all’infinito!

Namastè

Ubud, 17 Gennaio 2018