Oggi è martedi’, mi piace il martedi’, ho le classi alla sera e così ho tutto il giorno per fare solo cose per me…
Tipo la colazione nelle letto, messaggini a tutte quelle persone amiche che di solito non ho il tempo di rispondere, fare la mia pratica con calma, preparami il pranzetto e scrivere…
Il pensiero questa mattina è andato a quel momento della vita in cui realizzi che c’è qualcosa che non va ma non hai il coraggio di cambiare.
Il mio lavoro, che è nato ovviamente da un percorso interiore e personale
(non riuscirei ad insegnare qualche cosa che non ho vissuto in prima persona),
mi porta spesso a venire in contatto con persone che vogliono stare bene,
che sono alla ricerca di loro stesse, magari si approcciano allo yoga per un semplice mal di schiena, ma spesso dietro a qualche disagio fisico si nasconde un disagio interiore.
Molto spesso soffochiamo le nostre sofferenze: non ascoltiamo le nostre emozioni,
se abbiamo un malessere lo mascheriamo subito con un antidolorifico.
Ma il dolore che sia fisico, mentale, emotivo sta cercando di comunicare con noi.
E’ come un bambino piccolo, che attraverso urla e pianti cerca di raccontarci un suo disagio, una sua necessità, un suo bisogno.
Dovremmo prenderci sempre il tempo di ascoltare quel disagio, quell’emozione,
quel dolore anche fisico e chiederle “Cosa mi vuoi raccontare, cosa mi vuoi dire?
Perché piangi e cosa posso fare per te?”
Ma questo ovviamente poi comporta una responsabilità, ho già parlato in un altro articolo della responsabilità che abbiamo su noi stessi e alla fine credo che sia la base di tutto.
Lo Yoga è una pratica che ti porta all’ascolto interiore, è una pratica che ti mette a nudo, solo con te stesso e ti chiede “Dimmi allora, cosa c’è che non va?”.
A quel punto non puoi piu’ mentirti, a quel punto non puoi piu’ raccontarti storie:
o sei sincero o scappi ancora.
Nella mia strada ho visto tante persone abbandonare questo percorso e per la maggior parte umani con la paura di affrontare proprio i loro demoni interiori.
Anche se rispetto i tempi di ognuno e so per certo che prima o poi il cambiamento avverrà, devo ammettere che mi spiace.
Mi spiace vedere le persone che rinunciano a loro stesse per mancanza di coraggio.
Mi spiace vedere anime in pena a condurre una vita che non gli appartiene, a stare in relazioni non appaganti ad accontentarsi perché non hanno fiducia in loro stessi, non hanno fiducia nella vita, non si fidano degli altri e piuttosto che rischiare di avere una vita felice stanno sicuri in una vita triste.
Devo essere sincera mi spiace.
Ho imparato un concetto molto bello del mio ultimo viaggio:
dentro di noi c’è un seme, un seme diverso che puo’ dare frutti diversi,
perché siamo esseri diversi.
Proprio come un seme dobbiamo prendercene cura, lasciarlo nella terra, nel buio,
la metafora di un periodo difficile, scomodo, ma che se sfruttato al meglio,
annaffiato e nutrito puo’ germogliare, mettere radici e finalmente uscire,
crescere forte, sano e mostrarsi alla vita per quello che è.
Ma spesso le persone non si prendono cura di loro stesse, continuando a mettere attenzione, scuse e colpe in tutto cio’ che e fuori di loro, ignorando il loro potenziale e con il tempo cosa succede? Succede che quel seme muore, rinsecchisce e arriva tempo in cui la vita è finita e ti sei bruciato le possibilità di diventare la migliore versione di te stesso.
C’è chi non si ascolta con le droghe, chi con l’alcool, chi con gli antidolorifici,
con l’abuso di cibo, con gli anti depressi e ansiolitici,
quello che accomuna tutti è la mancanza di coraggio.
Il mio non è un giudizio, anche io ci sono passata e ci passo tutte le volte che devo apportare un cambiamento nella mia vita.
Anni fa quando una dottoresse mi diede degli antidepressivi, dopo 2 mesi,
un giorno li buttai nel cestino e mi dissi “Io lo so cosa devo cambiare”.
Da allora ho imparato ad essere sincera con me stessa.
Quando mi faccio andare bene qualcosa che non va affatto me lo dico:
“Ivanka ti stai accontentando lo sai?
Si lo so, mi prendero’ cura di questo cambiamento al più’ presto’”
Ho imparato a non raccontarmi piu’ storie, ad ammettere quando non sono pronta a lasciare andare, ma mi prometto che lo faro’, rispetto i miei tempi, ma rispetto me stessa e non lascio passare tanto tempo in situazioni che non mi appartengono.
Dopo la svolta che ho fatto nel 2007, per rincorrere un sogno che neanche esisteva, tutto è diventato piu’ facile.
Ho avuto grande paura nel farlo, ma la voglia di essere felice era più’ forte delle sicurezze.
Ho capito che quando ascolti l’anima ed il cuore tutto diventa piu’ semplice,
ho capito che la sicurezza non arriva da uno stipendio fisso ma dalla fiducia che riponi in te stesso e nella vita. Ho capito che l’amore non arriva da un’altra persona,
ma dall’amore e dalla stima che provi verso di te, ho capito che non serve l’approvazione degli altri per vivere come vuoi, ma solo la tua.
Ho capito che tutto dipende da me e dalla fiducia che ripongo nel destino,
nella vita e in Dio.
Ho capito che sono un essere speciale come tutti e che se non divento quello che sono destinata ad essere saro’ inutile al mondo e saro’ solo una lamentosa con un sacco di scuse.
Ho capito che la vita è un opportunità se vuoi, oppure un calvario ma questo dipende da te e non da chi vincerà il 4 marzo.
Dentro di noi c’è una consapevolezza così grande e così infinita che sa benissimo cosa è bello, giusto, e cosa ci renderà felici oppure no.
Ma ci vuole coraggio e sincerità.
Basta dare la colpa agli altri, basta accusare fuori quello che sei dentro.
Non c’è nulla di più’ bello che essere sinceri con se stessi.
Nessuno ci ferisce, nessuno ci manipola, nessuno è responsabile di noi se noi non glielo permettiamo.
Basta pensare che siano gli altri a dover fare per noi.
Gli altri non sono gentili? Tu lo sei con te stesso?
Gli altri non ti rispettano? Tu ti rispetti?
Nessuno ti da valore? Tu che valore ti dai?
Nessuno ti ama? Quanto ti ami?
Se sei sincero, veramente sincero, non sarà difficile capire che quello che incontri quando metti i piedi fuori di casa sei tu e quello che pensi degli altri e del mondo torna sempre indietro bussando alla tua porta.
Namastè
Villadossola, 6 gennaio 2018