In Colombia la Pasqua si festeggia per una settimana intera, nonostante ciò non so in quanti conoscano veramente il significato profondo di questa Celebrazione.
Per me ha quasi una valenza maggiore rispetto al Natale.

Il venerdì Santo, poco considerato tra l’altro, è il giorno in cui il Grande Maestro Gesù, divenuto il Cristo, lasciava il corpo, veniva crocifisso ingiustamente e con grande sofferenza.
Il giorno della Pasqua è il giorno della sua resurrezione, dove dimostra a tutti che siamo ben più di un corpo di carne e che lui divenne a tutti gli effetti un perfetto figlio di Dio.
Mostrandoci non tanto quanto fosse bravo, ma cosa può fare il potenziale Cristico, che è racchiuso in ognuno di noi.

Per me è uno dei periodi degli anni più intesi, dove sento in qualche modo di dover morire, di dover lasciare andare, di spingermi ancora di più a fare qualche passo in avanti nella mia evoluzione su questo piano fisico.

Questo anno ho deciso di fare 3 giorni di digiuno, che poi alla fine sono diventati 4, bevendo solo succo fresco d’arancia, come suggerisce Yogananda.
Digiunare è una pratica contemplata in ogni tradizione sia spirituale che religiosa, ma nonostante ciò, noi nei giorni di celebrazione, spesso facciamo al contrario, ci abbuffiamo come porci ed il digiuno è quasi un argomento tabù:
“Tu digiuni?”
“Ma sei pazza’!”

Per me digiunare non è affatto facile, io amo il cibo, ma proprio per il fatto che comporta una grande sfida l’ho voluto fare.
Quando parlo di digiuno spesso mi sento dire “Io non c’è la farei mai”, ecco quando penso che non posso farcela lo voglio fare ancora di più, perché in verità noi possiamo fare qualsiasi cosa, l’unico ingrediente che serve è LA FORZA DI VOLONTà.
Penso anche che prima o poi dovrò lasciare il corpo e che fatica mai potrò fare se neanche riesco a rinunciare ad un piatto di maccheroni?

Oltre alla purificazione fisica e ai molteplici effetti benefici che il digiuno può avere sul corpo fisico e mentale, quello che più m’importa è l’aspetto spirituale.
La capacità di rinunciare a qualche cosa che la mente crede indispensabile, fare spazio, avere una pausa profonda ed intensa con sé stessi, perché in quei giorni non è affatto possibile, per me, avere una vita sociale. Questa mattina sono andata a fare la spesa dopo 4 giorni e oltre a volermi divorare anche la cassiera mi sentivo volare, come se tutto fosse qualche cosa d’irreale.
Il sentire che in realtà si può essere liberi da tutto e da tutti…

L’ho fatto anche perché mi sto preparando a qualche cosa di molto importante ed inteso, ma di questo te ne parlerò più avanti.

Comunque il concetto che vorrei spiegare e la sua importanza è:
quante volte moriamo all’interno della stessa vita?
In realtà tutti i giorni: quando andiamo a dormire, tutte le volte che si conclude una situazione, quando falliamo, quando perdiamo, quando facciamo un viaggio e torniamo non essendo più gli stessi di prima, quando qualcuno muore, quando finisce una relazione, una stagione, un libro un film.

Il processo di vita e di morte è qualche cosa che avviene in ogni instante, ma alla quale non prestiamo attenzione perché ne abbiamo così paura che non vogliamo ascoltarci.

Non vogliamo vedere i nostri demoni interiori, preferiamo proiettarli fuori, scaricando colpe, responsabilità, alibi.

Gesù ci ha insegnato tante cose e attraverso la sua morte e resurrezione, personalmente sento che m’insegna a morire anche attraverso la sofferenza, a rinunciare a tutto ciò che non è vero e non allineato con la mia anima, anche se questo alle volte porta ad un grande tormento interiore, ma allo stesso tempo ci apre le porte dei mistici cieli interiori, dove possiamo trovare veramente tutto.

A cosa sei disposto a rinunciare per essere vero?

Buona Pasqua, buona morte e buona rinascita!

Ps. Oggi mangio 🙂

With Love
Radhika Ivanka

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