Non sapevo esattamente cosa fosse, ma funziona sempre così: fin che una situazione, non la viviamo sulla nostra pelle, sembra non esistere.
Malaria” esordì cosi il mio maestro in quella semplice stanza dell’Ashram di Gaya “Radhika hai preso la malaria”. Ricordo che gli risi in faccia, del tipo: “siamo su Candy camera?” No, non stava scherzando, l’avevo presa per davvero.

Ero stata tante volte in India, e mai nessuno mi aveva parlato della malaria, mai nessuno che conobbi nei miei viaggi l’aveva presa. In effetti non è cosi facile e comune infettarsi, soprattutto nelle zone dove di solito andavo, tieni presente che l’India è un paese grande come l’Europa, ma quella volta, ci eravamo spinti in zone limite, sotto vari punti di vista.

I primi sintomi li ebbi a Varanasi, vomito e febbre, capii che c’era qualche cosa di strano, perché, a parte la temperatura corporea, che non scendeva neanche con vagonate di paracetamolo, non avevo fame, io mangio anche con quaranta di febbre, invece quella volta persi totalmente l’appetito e dimagrì cinque chili nel giro di dieci giorni.

La mattina stessa, stavo bene, e feci un’immersione purificante nel Gange, e la sera Bom, febbrone da cavallo.
No, non è un’infezione che presi in quelle acque, come in molti credono, la malaria sta in incubazione minimo dieci giorni e al massimo quaranta ed è provocata dalla puntura di una zanzara.

Al rientro, quando in Italia feci un controllo, al reparto di malattie tropicali, mi dissero che era stato un bene averla scoperta e curata in India, perché i famarci sono efficaci, non reperibili in Europa, e la diagnosi fu rapida.

Dieci giorni prima eravamo a Vrindavan, una terra sacra, è il posto dove è nato e vissuto l’Avatar Krishna, io mi chiamo Radhika e per me Krishna è una figura molto importante
Chi è Radhika? E’ la piccola Radha, compagna inseparabile del Dio Krishna. Perché allora, proprio dove nacque Lui e dove Buddha si illuminò, riscontrai quella malattia, tanto atroce da temere la morte?

Per malaria si può anche morire, per di più quando ci spostammo a Calcutta, passai la notte più terribile della mia vita, avevo dolori atroci in  tutto il corpo, mi portarono al pronto soccorso, ricordo ancora la faccia del dottorino indiano che mi disse: “Abbiamo due notizie, una bella e una brutta: la malaria è stata debellata dal farmaco, ma hai preso anche la dengue, dobbiamo ricoverarti subito”.
Wow, fantastico, che combo perfetto! C’è altro?

Alla dengue non c’è cura, non c’è vaccino, mi fecero subito tutti i controlli agli organi vitali, il segno della croce e l’augurio di  “speriamo in bene”,
se i miei globuli bianchi fossero scesi ancora, avrebbero dovuto farmi delle trasfusioni…. Ci pensi?  Trasfusioni del sangue a Calcutta, la prospettiva non era il massimo.

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Un’avventura incredibile, ricordandola ora sorrido, ma al momento ero seriamente preoccupata.

Mi infettai dove è nato Krishna, mi esplose dopo aver fatto il bagno nelle acque sacre del Gange a Varanasi, meta di grandi Yogi realizzati, me la diagnosticarono dove Buddha si illuminò, e guarii a Calcutta dove viveva Madre Teresa.
Era un pellegrinaggio yogico, sembrava veramente che quel viaggio “malato”, era toccato da figure sante.

Noi occidentale abbiamo un modo nostro di vedere la sofferenza, le malattie e la morte. Vuoi sapere un’interpretazione più orientale che occidentale?
Il Karma. Si a quanto pare con quell’esperienza, mi sono ripulita di vecchi karma, è come se attraverso un’esperienza molto forte avessi bruciato, azioni passate.

Partiamo dal presupposto di aver vissuto milioni e milioni di vite, se non credi nella rincarnazione e non sei aperto alla possibilità di questa ipotesi, ti prego di non andare avanti al leggere, non è mio interesse convincerti e quindi questo articolo non ti servirebbe a nulla.

Immagina ora, in milioni e milioni di vite cosa combiniamo… Non nasciamo ed evolviamo sempre come belle persone, spesso siamo stati anche: assassini, ladri, persone che hanno commesso crimini e azioni tremende, però, l’Universo, la vita, Dio se vuoi, è buono, equanime, e ci da infinite possibilità di riscatto.

Nasciamo sempre nelle condizioni perfette, per rimediare a quello che abbiamo fatto. Quando intavolo l’argomento reincarnazioni, alcuni mi chiedono “Ma perché non ricordiamo le vite precedenti? Se ti chiedessi “Cosa hai mangiato a colazione esattamente un mese fa, lo ricorderesti?

La mente, il cervello fisico, nella scatola cranica, ha dei limiti, è fatto e utile cosi, non può ricordare ciò che è successo vite e vite prima.
Non ti nego che, in alcuni stati meditativi, fuori dalla mente razionale, certe immagini si possono vedere, ma non approfondiamo, non è il focus di questo articolo.

Quello che voglio spiegarti è che, ad ogni vita arriviamo con un certo conto bancario, di azioni buone e non, con debiti o crediti Karmici, quindi avremo una certa famiglia, nasceremo in un certo paese, avremo delle abilità piuttosto che altre, delle sembianze fisiche, e via dicendo, per questo che, nelle religioni orientali non si crede alla fortuna o alla sfortuna, ma al karma, della quale ci si può riscattare attraverso le azioni che si compiono nella vita che stiamo vivendo.

In quello che mi capitò, dopo tempo, cercai di comprenderne il perché, ad un livello più sottile. Era a me chiaro che era una pulizia karmica, avrei potuto metterci molto di più a ripulirmi del passato, ma quei posti sacri, quelle acque benedette, quei luoghi toccati da grandi Santi, mi fecero fare una sorta di salto quantico, bruciando attraverso quella sofferenza fisica, mentale, ciò che apparteneva a chissà quando tempo prima.

Potevo anche morire si, avevo grande paura di questo, perché mi sembrava che ancora dovessi fare molto su questa terra, ma sai, noi non lo sappiamo quando il momento giunge.

Lo so che scrivere questo articolo in un momento cosi delicato, dove molte persone soffrono per la perdita e la malattia di cari o propria, potrebbe essere frainteso, ma quello che cerco di spiegarti, con massimo rispetto e umiltà è che non dobbiamo limitarci all’apparenza.

La morte è un cambio d’abito, la malattia un processo di comprensione e trasformazione profonda, nessuno esce da una malattia o da un forte dolore uguale. Non dimentichiamoci che la vita sa sempre cosa è giusto e meglio per noi, quello che dobbiamo cercare di fare è affidarci ad essa e comprenderla, non con la testa, ma con anima, cuore, ricordarci che la morte è un cambio, di un abito più pesante.

Radhika Ivanka

Casa, 10 Aprile 2020