Canzone consigliata per questo articolo Emotion di Londrelle

E’ facile perdere il ritmo della pratica quando la vita ci sconvolge, ma è anche facile farsi sconvolgere dalla vita se non abbiamo una pratica quotidiana.

A mio avviso non importa che la pratica sia lunga, più o meno fisica o legata ad una tradizione particolare, l’importante è avere quel rito quotidiano che ci consente di rientrare nel nostro centro, di tornare a “casa” e da quello spazio muoverci esternamente verso il mondo.

Personalmente la mia pratica cambia ogni giorno.
Spesso mi butto giù dal letto, lavo la lingua ed i denti, bevo un bicchiere d’acqua e mi tuffo sul tappetino direttamente in pigiama.
Quello che amo insegnare e di conseguenza fare su di me, (non potrei mai trasmettere qualche cosa che precedentemente non mi ha attraversata), è di risvegliare l’intelligenza innata del nostro corpo fisico.

Gli animali selvatici non si ammalano, non soffrono di malattie croniche, obesità, diabete, depressione, tiroide etc. e nella maggior parte dei casi muoiono di cause naturali, perché?
Hanno fatto un corso?
Sono stati da un Maestro illuminato?
Hanno letto qualche libro?
No, seguono la loro semplice natura che è la Maestra, che è Dio.

In noi esiste la stessa intelligenza, la stessa capacità innata di auto cura, guarigione, salute, benessere ed abbondanza, che spesso non inseguiamo per diversi motivi, non li spiego qui perché sono troppi e ci vorrebbe un articolo a se…

All’inizio è normale avere bisogno di una guida, lo vedo in classe, molto spesso le persone non sono capaci di respirare, non hanno consapevolezza della loro macchina biologica e quindi, una voce che guida, un mentore che accompagni è più che lecito, ma quello che dovremmo fare, non è rimanere ancorati e dipendenti da qualche cosa di esterno, altrimenti siamo da capo, l’intento di qualsiasi insegnate, o di qualsiasi disciplina è quello di “risvegliare” l’allievo e metterlo nella condizione di camminare con le proprie gambe e di riattivare quelle capacità innate vive in ognuno di noi.

Questo è quello che mi è successo dopo anni di pratica.
Mi siedo sul tappetino, respiro ed inizio a muovere il mio corpo in base a ciò che necessita nel
momento presente, alle volte è qualche cosa di più attivo, alle volte meno, si perché la mia macchina biologica non è mai uguale e non ha sempre bisogno delle stesse cose.
Non mangio sempre lo stesso cibo e non bevo mai la stessa quantità di acqua.

Quello di cui necessitiamo è prana, energia vitale, assorbìbile in infiniti modi ed in infinite maniere, ognuno dovrebbe trovare la sua via e comprendere se è quella giusta in base a come sta: fisicamente, mentalmente ed emotivamente.

Alle volte inizio con la respirazione (pranayama), alle volte direttamente con la meditazione (quella c’è sempre e più volte al giorno), alle volte con le Asana, con il riscaldamento, certe volte con la musica ed il ballo.

Ascolto, sento, percepisco, intuisco e questo mi consente di fare la stessa cosa con gli altri, di sentire, percepire, comprendere, senza mai dimenticarmi di me stessa.

Una pratica che faccio sempre è quella della venerazione.
A casa mia in ogni stanza ho un tempietto, e anche adesso che sono momentaneamente a casa di mia mamma, ne ho uno quasi in ogni camera.
Accendo un incenso e oltre che a purificare la casa vado davanti alle divinità e le celebro, ricordandomi che il cosmo non gira grazie alle mie chiacchiere, al mio ego o altro che mi riguardi, ma io stessa giro grazie a quella forza intelligente che permette al mio corpo di stare in vita, di muoversi, di mangiare, respirare e auto-rigenerarsi, se glielo consento e non glielo impedisco.

Yoga significa unione, significa ricollegarci con quell’Intelligenza perfetta, che non è in alto, in basso o in un luogo particolare, ma risiede in ogni cellula, in ogni atomo, in ogni singolo ed infinito spazio del creato.

La pratica quotidiana ci consente di rivederLa, riascoltarLa ogni giorno, ricordandoci chi siamo e da dove veniamo, ognuno a suo modo, ed ognuno con i suoi tempi.

With Love
Radhika Ivanka

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