Come ci ha sempre fatto paura il buio, come da sempre ci fa paura la morte, come da sempre ci spaventa dover affrontare tutto ciò che temiamo, quei difetti, quelle perplessità, quelle complessità, che poi forse sono solo nella nostra mente. Questo è il periodo dell’anno più oscuro, più buio, più freddo, la natura muore, l’anno sta per finire e forse non è giunto anche per noi il momento di andare oltre certe situazioni, oltre certe abitudini, oltre e certi credi limitanti ed angoscianti?
Io credo di si. Quando soffriamo mentalmente, fisicamente, emotivamente, vorremmo scappare: antidolorifici, antidepressivi, alcool, sigarette, altri guai, cibo, evasioni sensoriali, per non sentire quello che ci turba dentro, in maniera allucinante. Sarebbe più saggio affrontare quel dolore, passare dentro a quel tunnel buio di sofferenza, solitudine, e silenzio terreno, per andare dall’altra parte dell’oscurità, dove forse, finalmente si trova la luce. Certe dinamiche ritornano, se non le risolviamo nel momento in cui si presentano, ma a noi umani piace nascondere la polvere sotto il tappeto, ci piace far finta di non vedere ciò che per la nostra anima è terribilmente evidente e appare come ovvio, ma continuiamo a voler rimanere ciechi davanti all’evidenza.
Questo è il periodo dell’anno più proficuo per fare pulizia, lasciare andare tutto quello che vogliamo portare via, senza remore, paure, senza nostalgie di perdere qualche cosa, perché ciò che davvero ci appartiene è l’anima, ciò che davvero è nostro non ci lascerà mai. Ieri parlavo con una persona a me molto cara, della morte, che rimane essere l’unica cosa certa, e quando lei bella arriverà, è certo che, di questa vita non ci porteremo via niente e nessuno, neanche il ricordo, ma solo e semplicemente noi stessi, le nostre turbe oppure la nostra pace realizzata.
Dovremmo liberarci dalla paura di perdere, dalla voglia di possedere e semplicemente imparare ciò che siamo, ossia essere. Imparare ad accettare i nostri e propri difetti, se cosi vogliamo chiamarli, imparare a volare liberi, fuori e soprattutto dentro, imparare ad ascoltare con coraggio le nostre emozioni più profonde ed avere la coerenza di manifestarle vivendole. Imparare ad essere sinceri con noi stessi, perché ciò che siamo con gli altri, è solo il rapporto esteso che abbiamo con il nostro Se. Smetterla di incolpare ciò che sta fuori, perché è solo un espansione di ciò che siamo dentro.
Oggi pensavo a come ogni individuo sia unico ed irripetibile e come spesso, ci sentiamo in difetto di non aver realizzato, secondo ad alcuni canoni umani: figli, studi, famiglia, lavoro, successo, ma poi in uno stato di profondità, ho pensato “Ma dove sta scritto che bisogna realizzare certi traguardi e a certe età”? Niente è come noi e noi non siamo come niente altro, sarebbe come dire al Sole di essere una Stella e dire a Venere di diventare come la Luna, ma ti sembra possibile?
Andiamo oltre, sprofondiamo con coraggio nella nebbia, nelle nostre oscurità, nelle nostre paure, nei nostri attaccamenti, nei nostri finti bisogni, per comprendere poi finalmente, attraverso una morte simbolica, che possiamo rinascere in nuove forme, con nuove idee, con nuove abitudini e mille altri modi, in cui l’anima decide di manifestarsi ed essere anche nella vita terrena se stessa e libera.
Buon viaggio, buona morte e buona rinascita, non avere paura di niente, perché tutto è transitorio, materia, bellezza, gioia, dolore, piacere e dispiacere, tutto cambia, solo chi sei veramente resta, ed è questo il compito di questo viaggio, capire chi si E’.
Villadossola, 8 Dicembre 2019
Radhika Ivanka