Oggi pensavo al concetto di cambiamento, a quanto, se vogliamo manifestare la nostra totale essenza, dobbiamo con impegno, scardinare, disinstallare, una sorta di programma che abbiamo imparato da quando siamo praticamente nati.

Siamo stati talmente abituati a programmare da sempre la nostra vita che ci sembra normale.

Se ci va bene, già dall’età di sei anni, alle volte anche prima se si va all’asilo, entriamo in una sorta di mondo programmato con una scaletta di marcia ben precisa.
Da settembre a giugno hai la scuola, che nella sua struttura è programmata come una fabbrica, con tanto di suono della campanella a fine turno, e nel inframmezzo qualche vacanza. 
Si fa colazione la mattina, si pranza a mezzo dì e alla sera si cena.

Quando si cresce, la situazione non migliora tanto, anzi, peggiora pure.
Diventa quasi obbligatorio trovare un lavoro, meglio se a tempo indeterminato (a me solo la parola mi fa venire l’orticaria), guadagnarti dei soldi fissi mensilmente, perché l’insicurezza genera paura, e così praticamente ritorni nello stesso sistema, nella medesima modalità, che è quella di un opificio (forse da oppio appunto…), quella di un computer, ti accendi e ti spegni.

Il problema forse, non è in sé stesso, ma in quando, questa routine forzata ci porta ad allontanarci totalmente dalla nostra naturalezza, scompare così il nostro istinto, il nostro intuito, che è da sempre, da milioni di anni, alla base della nostra esistenza, della nostra evoluzione.
Il mondo va avanti grazie all’istinto spontaneo e naturale dei ritmi della terra, movimenti di rigenerazione, trasformazione, legati ai ritmi dell’universo.

Ma l’uomo di per sé, è così arrogante, che crede di poter creare i suoi inumani ritmi, disconnettendosi da tutto ciò che lo circonda.

Io non credo che il sole abbia una sveglia, eppure compie il suo lavoro in maniera impeccabile.
Io non credo che gli alberi si mettano d’accordo per quando fiorire e/o crescere, eppure la loro esistenza è perfetta, proprio perché seguono la loro intelligenza interiore, intuitiva, il loro orologio biologico.

Quello che decidiamo di fare quotidianamente non è più in base a ciò che sentiamo di fare veramente, ma in base a ciò che abbiamo programmato.

Non ci svegliamo quando il nostro corpo ha bisogno di alzarsi, non mangiamo quando abbiamo fame o cosa il nostro corpo chiede, non lavoriamo perché la nostra anima sente la necessità di esprimersi attraverso ciò che fa.
Noi viviamo in una sorta di meccanicità umana giornaliera, settimanale, mensile, annuale, che ci siamo auto-creati e che ci sta totalmente auto-distruggendo.

Quante cose fai durante le tue giornate che veramente senti di voler fare?

Questo è senza dubbio un periodo di grande cambiamento, 
che mi ha fatto profondamente riflettere, anche su tutto ciò.

Sono stata da sempre una persona che ama programmare, di solito da gennaio programmavo l’anno fino a dicembre.
Il lockdown ha fatto esplodere la mia fabbrica interiore, che ora non può più produrre come e quando vorrebbe, ma è obbligata a stare, a sentire e ad agire in base ad ogni singolo momento, come un animale selvaggio.
All’inizio, devo ammettere, che tutto ciò mi ha creato un senso di grande frustrazione.
Non poter organizzare, programmare, decidere, viaggiare…
Mio Dio che nervi!!!

Poi dopo qualche mese, mi sono arresa completamente, e ho pensato,
“Ma sai che c’è? Questa modalità mi piace molto…”
Non è poi così male non dover programmare, ma semplicemente vivere il momento, non avere più nessun tipo di aspettativa, imparare a stare, attimo dopo attimo, minuto dopo minuto, respiro dopo respiro.
In fondo gli animali, le piante, i minerali vivono così da sempre e sembra facciano molti meno casini di noi umani.

Certamente programmare crea una sorta di sicurezza, sei dentro a dei binari, e quindi, a meno che il treno deraglia, per forze di cause maggiori, tu stai  bello al sicuro sulla tua strada, ma quel sentiero tracciato, è al di fuori di ogni tipo di creatività, ispirazione, istinto, naturalezza.

Stare nel flusso richiede una grande, enorme, ed infinita fiducia nella vita e nella sua intelligenza, significa affidarsi, sentirsi, ascoltarsi, incoraggiarsi, inselvaggirsi, significa essere istintivi, spontanei, cose che da tempo abbiamo dimenticato.

Questo anno e gli anni che verranno saranno di grande cambiamento, perché è sempre più chiaro che, qualsiasi tipo di sicurezza, che ci siamo costruiti attorno è totalmente precaria.
Tutte quelle false illusioni alla quale per anni ci siamo aggrappati, stanno crollando e crolleranno sempre di più.

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Ma c’è una sicurezza, l’unica, alla quale dovremmo ancorarci, che è la nostra presenza…
La nostra bussola interiore, il nostro istinto, il nostro intuito innato.

Lo sai come insegnano le mamme a volare ai loro piccoli?
Buttandoli giù dai nidi.
Solo cadendo nel vuoto, senza più nessun appiglio sicuro, potremmo imparare a volare, ritrovare il nostro vero centro ed essere finalmente liberi, liberi da tutto!

Felice Naturalezza
Che la tua anima possa sempre essere libera da tutto!

Radhika Ivanka
Madre Terra, 11 Luglio 2020