Per la giornata internazionale dello yoga ho condotto una lezione focalizzandoci sull’apertura del cuore.
Ma cosa vuol dire aprire il cuore?
Il cuore per me rappresenta, insieme alla cellula, la più alta forma di amore incondizionato.
Questo organo batte, lavora senza sosta per tutto lo scorrere della nostra vita senza mai chiedere nulla in cambio, anzi, fa un eccezionale lavoro al massimo delle sue potenzialità, anche quando lo mettiamo in condizioni pessime, anche quando gli diamo i peggiori alimenti, la peggiore aria, i peggiori pensieri ed emozioni.
Magari passiamo l’intera vita senza ringraziarlo e a dare per scontato tutto il lavoro che fa e lui non prende mai vacanza, non si riposa mai.
Ma ci pensate a che organo meraviglioso è il cuore?
Non credo sia un caso che quando si rappresenta l’amore si disegni lui.
Perfettamente bilanciato nel suo maschile e femminile, si dona senza misura, senza condizioni, non si chiede se siamo buoni, belli, gentili o intelligenti e se valga veramente la pena che lui faccia tutto questo lavoro per noi, lui lo fa e basta, perché ci ama incondizionatamente.
Anche le cellule, nella loro vita si comportano cosi, ma lui è solo, le cellule sono bilioni, muoiono e si riproducono, il cuore no, è solo lui.
Credo che dovremmo imparare tanto dal nostro cuore, una volta che troviamo il nostro scopo, la nostra missione, dovremmo concederci senza misura, senza giudizi, senza più pensare a cosa riceveremo in cambio, perché il nostro compito, come il cuore, è sostenere la vita, il nostro compito è quello di rendere il mondo un posto migliore, essere gentili, far sentire bene gli altri, senza preoccuparci di quello che gli altri faranno, diranno o ci daranno in cambio.
Tendenzialmente invece di fare come il nostro cuore e seguire il suo battito d’amore costante, ci chiudiamo alla prima delusione, non concedendo più possibilità, creiamo uno storico su come poi dovremmo comportarci e su come gli altri dovranno fare di conseguenza.
Ogni singolo essere vivente sulla terra vuole essere amato, rispettato, tollerato e allora perché non iniziamo a farlo noi senza preoccuparci più delle conseguenze.
Non mi sembra vero che al mondo ci sono persone che non si parlano da anni.
Ma perché? Tutti sbagliamo, se è vero che esiste lo sbaglio, e allora perché non dovremmo tollerare l’errore altrui? Perché facciamo una scaletta degli errori sopportabili e quelli che invece “adesso basta”?
In quanti amano veramente? Perché questo è il vero amore, tutto il resto sono solo storielle dell’ego e della mente, che confonde l’amore con situazioni di sicurezza, di comodo, di commercio: io ti do, se tu mi dai quello che mi aspetto, se no basta, non ti amo più; ma come si fa a chiamare amore tutto ciò?
Solo quando ti comporti come il tuo cuore puoi definirti amorevole, solo quando doni senza volere, senza aspettarti nulla in cambio, solo quando sei autonomo, solo quando sei completo in te puoi amare veramente; quando non hai bisogno di approvazioni, di conferme, quando provi amore incondizionato verso di te; quando hai così tanto amore per te, infinito amore, che lo doni gratis, perché non ti interessa, sai che è qualcosa che produci senza fine e non ti preoccupi se gli altri ne faranno buono o cattivo uso, perché ti basta.
Questo è amore per me: dare senza voler ricevere, amarsi infinitamente, non giudicare e sapere che quella pompa continua che sta al centro del tuo petto continua a riprodurne senza fine e ogni giorno ti ricorda che è l’unica cosa per la quale valga la pena vivere.
Radhika 7 luglio 2018