Amo osservare le persone, come si comportano, come si muovono e come reagiscono davanti alle diverse situazioni.
Amo osservare la reazione del genere umano davanti ad una notizia, come si comporta in un luogo pubblico, amo osservare e ascoltare le persone, sia dal vivo che nei social.

Per la festa del papà ed in generale nelle celebrazioni delle relazioni le reazioni sono solitamente 3: gli astensionisti, quelli che idealizzano e quelli che odiano. Possiamo anche dire che queste sono in generale le attitudini umane in questo piano duale: neutralità, positività e negatività.

Le relazioni con i genitori, sono senza ombra di dubbio, quelle più impattanti sul nostro carattere, possono determinare come ci relazioniamo da grandi nel mondo ma anche e soprattutto con noi stessi, per questo la tendenza è quella di idealizzarli o colpevolizzarli.

Un po’ come un genitore tende a vedere solo i pregi di un figlio, così spesso accade con un parente stretto.

Mettiamoci il cuore in pace: nessuno ha i genitori perfetti, ma ognuno attrae quelli allineati alla propria evoluzione ed il proprio karma.

Quest’ultimo è un concetto un po’ complicato da spiegare per iscritto, ma voglio farti capire che nel momento in cui noi lasciamo il corpo grossolano, ossia fisico, rimaniamo in un campo energetico che è quello esatto in cui moriamo.
Questo campo energetico senza i movimenti duali della materia non può più modificarsi ed è per questo che ci reincarniamo, perché è l’unica possibilità che abbiamo di cambiare la nostra coscienza.

Quando decidiamo attraverso quale fecondazione sbarcare sulla terra, non lo facciamo in base a quello che ci piacerebbe, ma in base al campo energetico con la quale abbiamo lasciato il corpo precedente, per cui, se per esempio muoio con grande paura, il mio campo energetico entrerà in una situazione simile, se lascio il corpo in pace, il ventre nella quale entrerò e l’energie che mi chiameranno ad esso saranno compatibili con quella presente nel mio corpo di energia, capisci?

Per questo si dice che i genitori si scelgono, anche se non è del tutto appropriato, perché non è che prima di scendere in terra ci mettiamo a sfogliare un catalogo e a decidere quale madre e quale padre, ma dipende, non tanto da come abbiamo vissuto tutta la vita precedente, ma da come ci siamo sentiti nel momento in cui abbiamo lasciato il corpo, che chiaramente può anche dipendere da come abbiamo vissuto, ma non è del tutto assoluto.

Non ricordo chi disse “i genitori sono il primo karma che attiriamo” verissimo! Per questo biasimarli o lodarli eccessivamente non è del tutto utile alla nostra crescita.

La relazione con essi dovrebbe, senza ombra di dubbio, essere osservata con amore incondizionato e con un’attitudine non eccessivamente sentimentale, sono mamma e papà in questa vita, nella prossima non si sa e perché abbiamo scelto proprio loro?

Ovviamente ognuno deve rispondersi da solo a questa auto analisi, perché non credo sia qualche cosa che possa essere risolta in un instante.

Personalmente sono relazioni che analizzo spesso: quanto mi hanno condizionata nel bene e nel male, a cosa servono certi confronti, incomprensioni, sfide ed è bellissimo vedere come la comprensione di esse vada esattamente di pari passo con la propria crescita interiore.

Purtroppo, oltre a quelle persone che tendono ad idealizzare eccessivamente i genitori, ci sono anche coloro che li colpevolizzano dando a loro tutte le responsabilità, alle volte dei proprio insuccessi e di non essere stati quello che avrebbero “dovuto”.
Questa attitudine oltre che essere contro producente verso se stessi, non porta assolutamente a niente, anzi, crea ulteriore karma ed è probabile che se non si risolve il dilemma, alla prossima vita ci si ritrova ancora nello stesso punto e con gli stessi genitori.

Negli yoga sutra, che sono per me il trattato di psicologia migliore al mondo, chiunque si metta a fare questa professione a mio avviso dovrebbe studiarsi bene questo testo sacro, applicandolo e tenendolo come linea guida per i propri pazienti, possiamo trovare tutte le risposte alle nostre umane domande.

Tra le attitudini descritte da Patanjali per la realizzazione del Sé c’è: sia Svadhyaya (studio di se, autoanalisi) e Aparigraha non attaccamento.

Se noi trattassimo tutte le relazioni, senza questo coinvolgimento emotivo eccessivo, che non vuol dire freddezza, ma la comprensione che siamo Uno, che la separazione fisica è un illusione e che in verità a livello dell’anima non c’è nessuna differenza tra un papà e un perfetto sconosciuto che incontriamo per la strada, solo che con quest’ultimo non c’è un legame passato karmico, energetico, motivo invece per il quale abbiamo attirato una relazione specifica.

L’obbiettivo spirituale della vita non è creare ancora più legami attraverso il risentimento o l’eccessivo attaccamento ad essi, ma esattamente il contrario: liberarsi da ogni cordone energetico con la quale ci leghiamo alla materia grossolana e quindi anche alle relazioni umane.

Secondo i Maestri, amare incondizionatamente ogni forma di vita, inclusi noi stessi, è la strada che ci può portare a questa libertà

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