Musica consigliata per questo articolo Gayatri Mantra
Nel Buddhismo la prima nobile verità dice: la vita è sofferenza.
Lo trovavo fino poco tempo fa un po’ angosciante, anche se poi in verità è esattamente quello che dicono le scritture vediche alla quale si riferisce lo yoga.
Da esse si inizia però dalla parte opposta, ossia affermando che noi siamo Sat Chit Ananda: Esistenza, Cosciente, Beata e che la causa della nostra sofferenza è l’ignoranza, ossia non conoscenza della verità suprema.
Il Buddhismo inizia dalla sofferenza, dove però piano piano chiarisce e sviscera i motivi per il quale si soffre, offrendo anch’esso una soluzione a questi supplizi.
Siamo così d’accordo, anche se non siamo esperti di filosofie orientali, che nella vita di un essere umano tradizionale si è costretti ad attraversare quella che è la cosi detta sofferenza. Che sia di tipo mentale, fisico o entrambe non importa, nessuno è escluso da quelle che possono essere le varie fasi della vita: delusioni, fallimenti, paure, malanni, morti, aspettative non soddisfatte e chi più ne più ne metta.
Quindi cosa fare? Aspettare che la tempesta passi? Seguire le onde costanti di questo oceano cosmico fatto di dualità? Godere dei momenti belli e scappare dalle sofferenze?
Ognuno di fronte a quelli che sono gli imprevisti indesiderati e inaspettati della vita risponde in modo diverso.
Credo che nel nostro mondo duale due possono essere le scelte da fare di fronte ad uno o più eventi nefasti: agire positivamente o reagire negativamente.
Ci sono persone che si buttano nei vizzi, alcool, droghe, alcune cadono in stati d’animo negativi, altri vanno da cartomanti, psichiatri calandosi in quella nube oscura che quegli eventi hanno creato, ma che potrebbero non esserne la causa.
Ci sono persone che danno colpe, creano vendette ed entrano in un proprio vortice mentale perverso e negativo che aimè, probabilmente le porterà a vivere sempre peggio, non perché la vita è cattiva, ma perché si creano da sole un inferno dentro loro stesse.
La vita non è crudele e non è che Dio non esiste solo perché mette sul nostro sentiero enormi sfide (ognuno le sue), la vita è la vita e come detto all’inizio nessuno è esente dal dolore in questo cammino, ma la domanda potrebbe nascere a tutti spontanea? Perché? Perché tutta questa sofferenza, sfide, ostacoli, perché?
Ebbene la settimana scorsa ho fatto un ritiro con un Maestro Indiano, uno studioso e professore di scritture vediche e davanti a tutte le sue teorie induiste che da sempre comprendo nel profondo, come il tema della reincarnazione, la legge del Karma, il Dharma, la mia domanda è stata più che lecita:
“Capisco tutto Raj, tutto, ma la mia domanda è: perché tutto questo?”
E lui in maniera molto chiara e semplice mi ha risposto:
“Per imparare. Fino a quando non avremo superato tutti gli esami dovremmo tornare, ripetere le prove fino a diventare esseri perfetti”
Per me è stata una risposta esaustiva sulla quale non ho avuto più dubbi, pura e semplice verità, perché essa non è complessa, siamo noi ad esserlo.
In effetti ho iniziato a pensare a come reagisco e reagivo in passato io stessa davanti alle sfide della vita.
Anni fa quando non aveva strumenti spirituali, il mio motivo di ricerca profonda è nato proprio grazie ad un periodo che stavo attraversando di terribile sofferenza fisica e mentale.
Negli anni la mia ricerca è andata avanti, con alti e bassi, con momenti di grande introspezione ma anche tanta mondanità. Ma se devo essere sincera i momenti più importanti di crescita interiore, non sono stati quelli felici e spensierati nei miei viaggi esotici, ma quelli in qui passavo da sofferenze atroci.
In questi ultimi anni, grazie a Dio, ho trovato una certa stabilità nel mio percorso interiore e nelle mie pratiche. Con la Guida dei miei Maestri e del mio Guru mi sono accorta che il dolore mi centra. Mi porta nelle profondità del mio essere, perché so che non posso permettermi di uscire dalla carreggiata, so che fuori non ci possono essere soluzioni che si manifestano se io per prima non sono connessa alla verità del mio Sé più alto.
So che davanti ad ogni problema c’è una soluzione e se non c’è soluzione vuol dire che non è un problema (questa frase non ricordo di chi è ma non e mia).
E’ come se la vita mi mettesse davanti delle sfide toste per perfezionarmi sempre di più e così credo che sia un po’ per tutti.
Probabilmente la cosa migliore da fare è centrarsi il più possibile da soli. Imparare le lezioni senza che la vita ci metta davanti queste montagne da scalare, insomma, meglio fare i compiti prima per non andare a ripetizione dopo.
Ma sappi che qualsiasi prova si presenta sul tuo cammino è sempre per il tuo bene più alto, anche se nel momento di nubifragio è difficile comprenderlo.
Le sfide sono come uno tsunami, quando sei al limite tra vita e morte sei obbligato a tirare fuori tutte le tue potenzialità, abilità e capacità che non pensavi neanche di avere.
Poco tempo fa su facebook è girata una storia incredibile di una mamma che ha portato il suo bambino in due ospedali diversi perché aveva ingoiato una monetina, entrambe le strutture l’hanno rispedita a casa con molta superficialità.
Anche se il post era ovviamente polemico sulla scarsa qualità delle strutture che la signora aveva incontrato, per me l’insegnamento più grande nel leggere quella storia è stato vedere come questa donna, ascoltando il suo istinto profondo di sopravvivenza per suo figlio, non si è data per vinta fino a quando ha trovato una terza struttura ospedaliera, più lontana da casa sua, dove hanno salvato la vita di suo figlio.
E’ proprio questo che intendo quando la vita ti porta al tuo estremo.
Tu hai due scelte: o lasciare andare tutto, perdere la speranza e farti risucchiare dal tornado, oppure tirare fuori i tuoi super poteri, entrare dentro la tua super coscienza e diventare come la posizione dell’Ananda Yoga Garudasana che nella sua affermazione dice: “al centro delle tempeste della vita io sono sereno”.
Nella Bhagavad Gita, testo sacro induista dove Krishna istruisce Arjuna allo Yoga, il Signore supremo non gli dice come fuggire dagli ostacoli, non gli dice che non deve combattere ma lo prepara alla guerra della vita, lo forgia ad essere un guerriero esemplare e a non avere paura ne della morte, ne della vita con tutte le sue dure prove.
Cara Anima, qualsiasi sia il momento che ti trovi a vivere, che sia di pace o di guerra il consiglio migliore che ti posso dare è di trovare un sentiero interiore profondo, accompagnato da Maestri realizzati, perché da soli possiamo fare poco se non siamo guidati dall’Amore, dal potere di Dio e della Madre Divina.
Trova la tua strada, i tuoi Maestri, le tue pratiche quotidiane, la tua famiglia spirituale e vedrai che qualsiasi sfida si presenterà davanti a te sarai pronto a combattere, proprio come Arjuna sul campo di battaglia di Kuruksetra, guidato dal suo Sé più elevato, la coscienza di Krisna.
Abbi sempre fede e speranza. Yogananda diceva: tu fai il 25%, il tuo Guru un altro 25% ed il resto lo fa Dio, ma tu quel 25 % non lo puoi delegare è compito tuo, capisci?
Nell’amore della Madre e dei Maestri
Con Amore sempre e per sempre
Radhika