Questo articolo nasce da una riflessione di commenti ascoltati di recente… “Devo trovare qualcuno che mi risolva questo problema”.
Questa frase ha colpito subito il mio cuore e mi ha fatto riflettere, quando ascolto e leggo le altre persone penso a quello che le loro frasi dirette e alle volte indirette, hanno da dire.

Evento raro, ma settimana scorsa ho avuto mal di testa e la domanda verso di  me è stata spontanea: “Perché? Da dove sta nascendo?” Posso ricorrere a rimedi esterni, un massaggio, una pastiglia, un olio, ma so che non troverò nessuno che risolverà alla radice il mio mal di testa, perché come qualcuno di famoso disse : “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.

Posso trovare un aiuto esterno, posso trovare un mezzo che mi faccia comprendere meglio, ma non troverò mai niente che risolverà il mio problema e sai perché? Perché il problema, se cosi lo vogliamo chiamare, lo devo comprendere da me.
Strano da dire e alle volte difficile quasi da ammettersi, ma questa responsabilità caro mio amico lettore è sempre più la realtà dei fatti.

Alle volte la società moderna, mi sembra una società fatta di grandi che non sono cresciuti nei confronti delle proprie responsabilità, forse perché noi prendiamo per responsabilità solo il fatto di avere dei figli, un lavoro, di pagare le tasse, ma non ci rendiamo responsabili del nostro equilibrio, della nostra salute, della nostra felicità, dei nostri rapporti.

Siamo una società che continua a trovare colpevoli, che continua a mettere vittime e carnefici, che continua a trovare scuse e non soluzioni.
L’altro giorno parlavo con mio padre di un problema molto grave che ormai affligge la nostra società quotidiana.
Mio padre mi racconta una storia, che non sapevo: anni fa una nostra cara conoscente aveva un problema molto serio di salute; visito’ diverse cliniche e tutte le consigliavano vivamente di farsi operare, con tutte le conseguenze del caso;
lei è sempre stata una donna molto forte e anche molto testarda e decise di non andare sotto i bisturi, disse semplicemente credendoci fortemente “come è arrivato questo problema, se ne andrà!”.
Sapete cosa è successo? Dopo qualche tempo il problema che aveva sparì.

Su questo io ho un mio pensiero ben preciso, che non voglio condividere qui nei particolari, perché probabilmente verrei ancora messa ad un rogo dopo una settimana, virtuale, ma che sarebbe pur sempre un rogo.
Senza andare a prendere situazioni cosi gravi, estreme, complicate e difficili da gestire, soprattutto con un breve, semplice ed umile articolo, possiamo pero’ capire come ci comportiamo in situazione comuni e quotidiane.
Perché diamo in mano la nostra vita agli altri?
Perché invece di pensare “devo trovare qualcuno che mi risolva il mio problema”, che già stai dicendo essere tuo, non inizi a respirare, a chiudere gli occhi, a sentire, a sentirti?
Perché è questo che dobbiamo fare: ascoltarci.

Noi esseri umani moderni, abbiamo perso il contatto naturale come animali, abbiamo perso il silenzio con noi stessi,
il contatto con la natura, il rapporto sano e sincero con gli altri esseri viventi.
Invece passiamo una vita ad anestetizzarci di farmaci, relazioni, situazioni, continuiamo ad aggiungere, invece di togliere ciò che non ci serve e non ci servirà mai.

Gli alti e bassi nella vita c’è li abbiamo tutti, problemi, difficoltà, alle volte prendiamo delle scelte che non sono giuste; ma qualsiasi sia il tuo problema non credi che la soluzione sia già dentro di te?
Che io abbia un mal di testa, un mal di schiena, una depressione, un infelicità, un incomprensione, perché devo sempre cercare la soluzione fuori?

Ancora non crediamo che noi ed il nostro corpo sono un pozzo di sapienza e saggezza infinita, così intelligenti che quando qualcosa non va ci avvisano.
Quando il corpo ha un problema, che per me non è un problema, ma un campanello di avviso, che ti dice:  “hei tu che da tanto tempo non mi stai ascoltando, che ne dici di fermarti e ascoltarmi un pò?”
Quando mangi troppo ti accorgi? E cosa fai, mangi ancora? Ovviamente no!
Allora perché non ascolti anche il tuo mal di testa, la tua schiena, i tuoi dubbi, le tue paure, le tue infelicità!

Le terapie di sostegno di ogni e qualsiasi tipo sono importanti, ma non dobbiamo delegare qualsiasi figura a noi stessi.
Un po’ come se andassi dal dietologo pensando di dimagrire solo perché ci ha prescritto una dieta, la dieta la devi fare tu!
Sei tu che devi prenderti la responsabilità di ciò che inghiottisci.

Ho analizzato il mio mal di testa dell’altro giorno ed era facile capire che in quel momento avevo molti pensieri, non ero rilassata ed il mio corpo mi stava dicendo: “forse è il caso che smetti di farti tante pippe mentali e ti rilassi un attimo”
Si, succede anche a noi insegnanti yoga… Non siamo Santi 🙂

Perché non vogliamo ascoltarci? Forse perché per tanto tempo non l’abbiamo fatto, forse perché per tanto tempo abbiamo delegato tutto e abbiamo paura di sentire quello che il nostro Sè ci vuole raccontare.
Forse perché il detto “la verità fa male” è vero, e in quella verità dovremmo ammettere che dobbiamo fare dei cambiamenti, magari interni, magari pratici.

Ma cosa vogliamo? Continuare ad anestetizzaci di pastiglie, antidolorifici, continuare ad andare alla ricerca di specialisti di ogni tipo, continuare a trovare colpevoli della nostra infelicità e continue insoddisfazioni?
Oppure vogliamo finalmente sederci nel luogo più sacro che c’è: il nostro corpo, iniziare ad ascoltarlo, sentirlo, toccarlo, iniziare a parlare alla nostra anima e magari con amore iniziare a chiederle: 
“ allora dimmi, cosa posso fare per te da oggi e per sempre”?

Quando insegno yoga io in verità. non faccio nulla, se non mettere in ascolto le persone con loro stesse, perché è questo che fa questa pratica millenaria.
Ognuno che con la propria responsabilità decide di ascoltare il proprio corpo e quello che in quel momento ha da dire.
Tutte le risposte che cerchiamo, non sono sui libri, non sono negli altri, sono li dentro: nella schiena che parla, nella testa che racconta e soprattutto nel cuore che ha solo bisogno di essere ascoltato veramente.

Namastè

Villadossola, 9 settembre 2018