Credo che di alcune notti passate, potrei scriverne un libro e sicuramente una di queste potrebbe essere quella di ieri sera…

Un paio di settimane fa conosco Geri, mi colpisce il suo artigiano che è pieno di potere, costruisce orecchini, collane, braccialetti, con quello che trova nelle spiagge, tra cui una quantità infinita di piume meravigliose, che io amo e uso spesso.
Facciamo amicizia subito, perché non è insistente ed il prezzo che propone dei suoi pezzi è giusto, non c’è bisogno di contrattare molto, come di solito tocca fare con gli altri venditori ambulanti…
Mi faccio lasciare il suo numero di telefono, perché prima di partire sono certa che voglio comprare qualche cosa di più.

Una sera ci troviamo a Plaza San Diego, nella città murallada, che con il cuore auguro di visitare a tutti prima o poi nella vita, Cartagena ha un fascino unico, che solo chi ci è stato può capire.

La invito a bere una cosa con me, e lei è ben contenta, perché sono certa che con quello che guadagna, una serata bevendo sangria e mangiando una pizza al centro non se lo può permettere.
Chiacchieriamo, faccio le mie compere e la intervisto.
Voglio scrivere un articolo su questo incontro, è la prima volto che conosco un trans, sono curiosa e capisco che questa conoscenza, mi sta sfondato dei muri interni.

E’ cosi felice della serata che, per contraccambiare, vuole invitarmi dopo domani a mangiare una pasta cucinata da lei.
Accetto senza pensiero, lo so che forse è imprudente finire in un ghetto di Cartagena a casa di una sconosciuta venditrice ambulante, ma io ho un buon sesto senso, credo che ci si possa fidare di lei ed infatti, ieri, passo una delle notti più belle della mia vita, che mai dimenticherò.

Ci troviamo mercoledì sera, all’atardecer, ossia al tramonto, nel centro di Getsemani, un bario coloratissimo fuori dalle mura della città vecchia, il quartiere degli artisti.
I murales sono impattanti, come i colori dei fiori che scendono dai balconi ed il canto dei diversi uccelli tropicali che popolano le palme e le piante di mango.
Le strade sono addobbare di quadri degli artisti locali che espongono le loro opere sui muri delle vie. Arte su arte, quadri su murales, non l’avevo mai visto.
Il tramonto a Cartagena crea un atmosfera surreale, dorata, calda, t’innamori anche se non lo sei.

Lei non risponde al telefono e non riesco a capire dove vive, ma finalmente riesco ad ascoltare il suo ultimo vocal, dove mi dice che c’è anche Artur, il suo compagno polacco, così vedo un ostello con una receptionista svogliata seduta sul gradino di ingresso e le chiedo:
“Artur vives aquì?”
Da dietro di lei si gira un ragazzo magro, fa un accenno con la testa e capisco che è lui
“Hola soy Ivanka, l’amiga de Geri”
Dalla scala scende lei, vestita con uno short da fare invidia ad una ventenne.
Ci abbracciamo e da li inizia la serata.

Artur è di Varsavia, un ragazzo provato ma tranquillo, il suo spagnolo è terribile e mi chiedo come si possano capire, mi dice che è a Cartagena da un anno per via delle varie chiusure.
Cosa faccia, non lo so, ma in quella serata ho capito che era inutile chiedere che lavoro fai o come ti mantieni, perché tutti rispondevano in modo molto vago e ad un certo punto ho pensato che era meglio non sapere.

Cucina Artur la pasta, che già solo quando apre il pacchetto degli spaghetti capisco che sarà un vero schifo.
Nell’attesa io e Geri facciamo un giretto al parco che sta davanti al mare, l’ho sempre visto passando in macchina ma non mi ci ero mai fermata.
Appena dopo il tramonto è già notte e le lucine a lampadina gialla con le sedie in legno davanti ai grattaceli di Bocagrande, rende quel posto più romantico di quanto non lo sia già.

Quando torniamo all’ostello la pasta e pronta.
Apparecchiano la tavola in maniera gentile, non posso dire elegante perché un tavolo di plastica con il frigor delle bibite davanti non poteva esserlo, ma tutto è incredibilmente amichevole e accogliente.
Quando assaggio il primo boccone, non riescono a dire che è buona perché fa veramente schifo e lo dice una che mangia di tutto e cucina pure poco e male, quindi ti lascio immaginare…
Ingurgito proprio solo due forchettate perché di più non mi scende.

Mi giustifico dicendo che a pranzo ho mangiato troppo, ed in effetti era vero.
Ci rimangono male, pensando che la pasta non mi piace ed era vero pure questo, però non c’è la faccio proprio a buttare giù quella roba…

Finito andiamo a trovare dei vicini di casa, un altro polacco giovanissimo che vive, a pagamento credo, con un ragazzino colombiano, un’altra coppia gay.
Sono certa che con tutto quello che poteva succedere quella notte, di sicuro nessuno mi avrebbe violentata, sono ironica ovviamente.

Geri porta la bottiglia di vino rosso cileno che le ho regalato, ma Thomas (che in verità non ricordo se si chiama così) mette delle sedie sul marciapiede e ci offre del vino caldo, una sorta di vin brulè buonissimo che va giù come l’acqua, nonostante i 30 gradi esterni.

Ti dico una cosa… A Cartagena mai bere da bicchieri dove non vedi cosa ci buttano dentro, succede spesso che ti rimbambiscono con la scopolamina, se e ti va bene non muori e ti risvegli il giorno dopo in rianimazione. Per cosa lo fanno? Per portarti via tutto quello che hai, delle volte anche solo le scarpe e i vestiti, ma se hai soldi, orologio e telefono, tanto meglio.

Io di telefoni nella borsa ne avevo due, più qualche soldo per comprare qualche amuleto da Geri, il bicchiere mi arriva da dietro già pieno, ma ero tranquilla, anzi credo che in quel momento ero veramente con le persone più sicure della città, e me lo conferma Geri, quando fa vedere al taxista che si segna il suo numero di targa mentre mi riporta a casa, dicendogli pure “Non fare nulla alla mia amica”.
Diciamo che per quanto il mio spagnolo sia buono, perché quando parlo mi chiedono se sono di Cartagena, nel Getsemani si capisce lontano un miglio che sono straniera.

Non c’è bisogno di mettere musica a casa di Thomas (non sono sempre certa del suo nome), perché arriva da ogni angolo del quartiere. Passano amici, si fermano, bevono, Thomas offre da bere a delle ragazze che sono sedute su un muretto davanti a noi, aspettando qualche turista o qualche d’uno che le faccia passare una notte di festa, anche se da sole non si annoiano. Si passano una canna e istigano i passanti in modo scherzoso.

Geri vuole vendere
“Vamos a dar una vuelta”
“Vamos”

Cosi lasciamo la casa di Thomas e ci dirigiamo nel puro Getsemani.
Spiedini di porco cucinati per strada, musica, prostitute, turisti di ogni specie e gente che ti vuole vendere ogni cosa.
Qualche sera prima mi hanno offerto un “Chico” si un ragazzo a pagamento.
Subito ho pensato, “devo essere messa male” mai poi ho capirò che loro provano a vendere di tutto a tutti.

Quando camminiamo Geri è super divertita e stuzzica gli stranieri soli, capisco che non vende solo il suo artigianato, ma mi viene il sospetto che arrotonda in altri modi, ma per me lei rimane una bella persona comunque, ed il modo che ha di approcciare è davvero divertente, certo forse non tutti capiscono subito che è un uomo.

Cammino per queste strade con Geri il mio amico trance, siamo un po’ brille e io mi sto divertendo un sacco, perché quello che i miei occhi vedono è qualche cosa di non comune per dove vivo io.
Mi sento tranquilla, anche se sono consapevole del fatto di essere in posto caldo del mondo sotto vari punti di vista, sola, accompagnata da una matta scatenata appena conosciuta.
Non sono cose che succedono spesso, perché non sempre quando viaggio mi infilo in situazioni simili, ma di lei mi fido e quando cammina, mentre io faccio foto e video, perché ogni angolo pullula di arte e vita, lei controlla sempre che la stia raggiungendo.

Prova ad agganciare un ragazzo di Barranquilla, io me ne sto distante, non voglio rovinarle l’incontro, ma quando capisco dagli sguardi di lui di non essere interessato, mi infilo nella conversazione.
Il Barranquilleno si tranquillizza e dialoga di più, forse riconosce un po’ della sua normalità in me, le piacciono le donne e non è intenzionato a provare altro.

Tornando sul marciapiede di Thomas finiamo la serata da lui, bevendo ancora vino caldo e non, dove conosco anche una bellissima coppia di Madrid, lei è una cantante e lui un produttore musicale.
Dopo un attimo si ferma un altro ragazzo Colombiano con lo scooter, è un musicista anche lui, lo si capisce perchè porta la sua chitarra sulle spalle.
Poi ne arriva un altro e via, inizia una festa sul marciapiede con birra, vino, quattro sedie e gente diversa che ha un sacco di cose di cui parlare, tante informazioni diverse per arricchire la propria anima, comprendere le diversità e sentire nel profondo che la normalità non esiste e questa è una cosa che scopri solo viaggiando.

Comprendo: ciò che è sconosciuto può insegnarmi qualcosa, tutto ciò che è molto diverso e lontano da me esiste comunque, a prescindere dal mio giudizio.

Più mi avvicino a mondi che non sono i miei, più la mia mente si espande, diventando come l’universo che è infinito ed ha infinite possibilità, infiniti mondi, infinite persone.

Non c’è un modo giusto di vivere, esiste l’amore ne sono certa, ed è il solo movimento che manda avanti tutto, noi possiamo divertirci con esso e meno giudichiamo, più il mondo diventa un posto fantastico.
Di quale normalità parliamo quando la nominiamo?
La mia? La tua? La sua? Quale?
Tutto è normale e tutto non lo è…
Stay Open, Stay Free and Have Fun

Ivanka
Cartagena, 22 aprile 2021